Blog
Nicolò Guarrera e il suo giro del mondo a piedi.

Chi è Nicolò Guarrera
Mi sono bastate poche conversazioni e una decina di messaggi per rendermi conto che Nicolò Guarrera, alias Pieroad, ha trovato il suo posto nel mondo.
Nico, classe 1993, mi ha colpita immediatamente per la sua vitalità contagiosa.
È un giovane uomo che una mattina, in un alloggio per studenti a Parma, ha iniziato a mettere in discussione il suo modo di vivere. Quel giorno un progetto ha iniziato ad insinuarsi nella sua testa.
Il giro del mondo
Nel frattempo si è laureato in trade marketing e ha trovato un buon lavoro nella città di Milano ma aveva già deciso che sarebbe partito per fare il giro del mondo a piedi affrontando 30 mila km in 3 anni.
Immaginare di girare il mondo – scrive sul suo blog – è naturale. Farlo a piedi significa essere indipendenti, non avere limiti perché camminando si possono superare anche i percorsi più difficili. Camminare significa anche dettare il ritmo e creare il proprio percorso.
Come lo abbiamo conosciuto?
Nicolò ci è stato presentato da Vittorio di Food4fit di Parma che lo segue come personal trainer fin da prima della sua partenza. Ci ha contattati con entusiasmo per chiederci se potevamo fornire un piccolo aiuto a Nico per questa traversata epica.
Noi ci siamo innamorati subito del progetto di Nicolò che ci ha contattati pochi giorni dopo per chiederci se potessimo sostenerlo con un po’ di scorte di frutta e verdura liofilizzate per il suo viaggio.
“Averlo saputo quando attraversavo il deserto di Atacama o durante i trekking in Perù, avrebbe tolto parecchio peso dalla mia casa mobile”
Ho iniziato a seguirlo su Instagram e la sua storia mi ha totalmente conquistata.
Il percorso
L’ultima volta che ci siamo sentiti è stata pochi giorni fa. Nico si trovava a Chalten, capitale nazionale del trekking in Patagonia argentina, in cammino verso Ushuaia nella terra del fuoco: la fine del mondo.
Il viaggio di Nicolò Guarrera è iniziato l’ 8 agosto 2020 In Italia a Malo (Vicenza) con il suo compagno di viaggio Ezio, un carrello in cui trasporta i generi di prima necessità. Ezio mi ricorda un po’ il Wilson di Cast Away. Chissà se Nico gli racconta le sue avventure.
Per darti un’idea di cosa significhi viaggiare a piedi sappi che in 21 giorni Nicolò ha raggiunto Ventimiglia.
Ha poi attraversato il sud della Francia dirigendosi in Spagna.
Mi ha molto colpita una riflessione fatta quando è giunto all’inizio del Cammino di Santiago dove incontra “persone abituate a ricevere viaggiatori” e “frecce che aiutano a camminare nella giusta direzione”.
Si sofferma ad informarci che durante il suo viaggio, fino ad allora, ogni giorno si era svegliato chiedendosi se avrebbe trovato un alloggio per la notte seguente.
In viaggio – scrive – nemmeno un letto è scontato.
Questo, sul cammino che porta a Santiago de Compostela, non è accaduto perché il percorso è costellato di “rifugi” e punti di ristoro per accogliere chiunque arrivi. Questo luogo e la sua gente sono naturalmente votati alla ricezione dei viandanti.
L’avventura di Nicolò prosegue verso l’America centrale. Qui il suo programma cambia un po’ perché il visto per l’Australia tarda ad arrivare quindi decide di puntare dritto alla fine del mondo allungando il cammino verso la terra australis.
La decisione
Alla fine della Carretera Austral, nella Patagonia cilena, deve prendere una decisione.
Il confine con l’Argentina è chiuso e Nico ha due possibilità: prendere un traghetto oppure tornare indietro facendo una deviazione di 500 km.
Scegliere il traghetto sarebbe un po’ come saltare la parte difficile e questo – per quel poco che ho capito parlandogli – proprio non è da lui. Per essere coerente col suo progetto torna indietro e allunga il suo percorso.
Sul suo profilo Instagram scrive che in Patagonia argentina affronta la parte più dura del suo cammino: percorre 15 km in due giorni per giungere all’inizio dei 300 km di pampa desertica, qui deve combattere con un vento fortissimo e l’assenza di punti di approvvigionamento.
Proprio in quei giorni cercavo di contattarlo senza riuscirci. Devo ammettere di essermi preoccupata un po’.
Alla fine di questo difficile tragitto però, come concordato, dall’Italia lo raggiunge suo padre per fare un tratto di strada insieme a lui.
L’idea di padre e figlio che percorrono insieme la terra del fuoco verso la fine del mondo è meravigliosa, una metafora del senso della vita.
Spero che Nico ne scriva almeno un romanzo al suo rientro.
Praticare la lentezza
Il viaggio di Nicolò è un moto introspettivo alla ricerca di risposte. Parte dal concetto che nella vita tutti i giorni quello che manca è la lentezza, quella lentezza che ti fa assaporare le cose, soffermarti a cercare un contatto con le persone, costruire storie e ricordi.
Un viaggio a piedi ti regala il tempo di ascoltare le esperienze e i consigli di quelli che incontri sulla strada.
Nico vuole intraprendere un viaggio simbolico, anche per tutti quelli che vogliono fare il giro del mondo ma “non hanno mai trovato lo zaino adatto”.
Un’ altra riflessione che ho trovato molto stimolante riguarda le domande che gli vengono poste dalle persone che incontra: Chi sei? Da dove vieni? Dove vai?
A queste interrogazioni cerca ogni giorno risposte diverse per non cadere nel tranello dei meccanismi automatici e della pigrizia.
Nico inventa storie, lo fa bene. Lo farà – rassicura – anche al suo rientro.
Il viaggio di Nicolò Guarrera in cifre
- 28 mesi: è il tempo trascorso da quando è partito
- 13.000 km percorsi
- 17.000 km da percorrere
- 17 milioni di passi fatti
- 11 paia di scarpe consumate
- 15 paia di calzini distrutti
Cosa mangia chi fa il giro del mondo a piedi?
Gli ho chiesto di dirmi come si è alimentato in questi mesi e questa è la sua risposta:
Mangio tanti vegetali e di fatto sono un “drogato” di frutta, se un giorno non la mangio divento nervoso. Negli ultimi mesi, visto dove mi trovo, è difficile trovarne di buona e fresca e la scelta è limitata a banane, mele, mandarini e kiwi.
Poi in generale non cucino carne, la dieta si basa su quinoa/riso con verdure a pranzo e legumi la sera.
Uova sode a tutto spiano perché sono grassi e proteine che posso portare con me diversi giorni dopo averle cucinate.
Tanta frutta in generale e anche un bel po’ di cioccolato.
Mangio 4-5 volte al giorno, oltre ai pasti classici c’è sempre una merenda a metà mattina (frutta) e quando faccio distanze lunghe (sopra i 40km) anche al pomeriggio.
Mangio carne quando arrivo in un centro abitato e la trovo in preparazioni tipiche, ad esempio nelle empanadas.
Assumo regolarmente integratori alimentari, in particolare spirulina.
Colazione must: avena, cioccolato in polvere e banana.
E poi ovviamente cibo locale! Il preferito finora è il tigrillo, un piatto dell’Ecuador.
Banane verdi fritte in olio e cipolla, schiacciate, poi uovo sbattuto e formaggio. Divino.
Cibi strani: porcellino d’india (sa di pollo) lo trovi in Ecuador e Perù. Lasagne al ragù fatte con sfoglia di banana anziché di pasta (Perù). Babaco, un frutto giallo mangiato in Ecuador, sa di sapone ed ha consistenza spugnosa.
Come aiutare Nicolò?
Abbiamo deciso di sostenere Nicolò per una parte del suo cammino inviandogli una scorta di Labevi che lo aiuterà per qualche settimana senza pesare troppo sulle ruote di Ezio.
Il viaggio di Nicolò è poco oltre la metà.
Questo è il suo profilo Instagram dove puoi seguire la sua fantastica avventura e leggere le sue riflessioni.
Puoi anche aiutare Nicolò donando un pasto vero oppure una notte tranquilla. Ami l’avventura? Contattalo per fare un tratto di strada insieme a lui.
Visita Labevi

43030 Bore (PR)
info@byoo.it

43030 Bore (PR)
info@byoo.it
I nostri prodotti sono dei preparati a base di frutta e verdura, non hanno proprietà medicinali e devono essere utilizzati come complemento di un’alimentazione sana ed equilibrata. In caso di problemi di salute consultare il vostro medico.